Avevi occhi grigio lago.
Pensavi troppo
e ridevi sempre.
Raccontavi favole
di Esopo
senza neanche esserne cosciente.
I guizzi nelle iridi
come anguille
di fontana,
mentre ti ascoltavo,
mentre ti guardavo.
La strada in
Torniamo bambini.
Per un solo istante,
Rammentiamo le risate,
Le corse spericolate,
La stanchezza sulla via di casa.
Rivediamo i nostri occhi,
Nei vostri,
Ci stupiamo come allora,
Ci mettiamo alla vostra altezza
Per vedere il mondo dal basso
Verso l’alto,
Perché ci sembri più distante,
Un po’ più magico,
Un pizzico più folle.
Prendiamo la vita così,
A palle di neve,
Mentre il sole illumina
L’inverno,
Mentre voi giocate
A crescere,
Mentre noi vi teniamo per mano.
Ritorniamo un po’ bambini,
Ci annodiamo stretti a quei
Ricordi che cominciano a sbiadire.
Assaggiamo la neve ormai gelata,
Per sentire se ha ancora il gusto
Dolce che ricordavamo.
Le labbra bruciano,
Le mani sono fredde e
Le gambe stanche,
Ma ci sentiamo leggeri
E senza pesi
E respiriamo il cielo.
Avevi occhi grigio lago.
Pensavi troppo
e ridevi sempre.
Raccontavi favole
di Esopo
senza neanche esserne cosciente.
I guizzi nelle iridi
come anguille
di fontana,
mentre ti ascoltavo,
mentre ti guardavo.
La strada in
Di stelle ne ho
contate in abbondanza,
quando varcavo i
confini
della tua quiete.
Le esaminavo scomoda
sul pavimento rugoso
della mansarda,
tra una cicala e un
grillo,
tra le urla delle
case
e il
Sorseggio la vita come una tazza di tè. Lei mi fa il solletico, come i miei bimbi con le loro mani appiccicose. Danzo sui libri e canto il tempo, in bilico costante tra leggerezza e responsabilità.
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